UE'- l'Europa e la Volpe
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UE’ : L’ EUROPA E LA VOLPE
di Norberto Natali
Fummo gli unici,
15-20 anni fa, a contrastare la politica detta “dell'entrata in Europa”,
nell'ambito di una opposizione aperta e chiara al regime bipolare,
compresi i governi di centrosinistra.
Quando Prodi si
vantò dell'ingresso italiano nell'euro, nel 1998, Iniziativa Comunista
diffuse molte migliaia di copie di un volantone intitolato:
“Niente”, era
sinteticamente la risposta, ma non nel senso che l'ingresso nell'euro
sarebbe stato neutro nei suoi effetti. Siccome da qualche anno - proprio
per “meritarsi” l'euro - veniva condotta una ingiusta politica contro i
lavoratori e i giovani, “niente” significava che sarebbe continuato
l'attacco agli stipendi e alle pensioni, ai diritti sociali e sindacali,
si sarebbero estese la disoccupazione e la precarietà, peggiorati i
servizi sociali a fronte di un aggravamento dei loro costi, ecc.
Insomma: il governo Prodi mentiva, decantando inesistenti vantaggi
dell'euro e della UE.
Una mattina si son svegliati...
Lo dicemmo ad alta voce, in quel
momento, e la storia ci ha dato ragione, potrei dire pomposamente, se
quelle nostre previsioni non fossero assai facili (benché fossimo soli).
Oggi molti - anche chi allora fu tra i maggiori responsabili degli
inutili sacrifici imposti e delle bugie raccontate - si atteggiano a
"rivoluzionari" improvvisati dell'ultima ora, dall'ultra destra
all'estrema sinistra, gareggiando a chi la spara più grossa: "fuori
dall'euro!", "no, fuori dall'UE!", anzi, “creiamo un'altra Unione di
altri Stati", ecc. Chiaramente costoro non hanno nulla da insegnarci,
dovrebbero anzi spiegare perché " si sono svegliati" solo da pochissimi
anni (se non da pochi mesi). Personalmente non mi sono ancora accodato a
questi cori, perché un conto è essere rivoluzionario e antagonista di
classe, altro conto è essere uno scemo che si fa prendere per fesso dal
primo politicante che passa.
Dalla padella alla brace dell’ imperialismo?
L'UE è una minaccia per gli
interessi dei lavoratori ed un ostacolo (a dir poco) antidemocratico per
questi. Il mondo però (come insegna Lenin) è spartito tra grandi
potenze imperialiste una peggio dell'altra, in perenne lotta tra loro
per strapparsi brandelli di mercato e di territorio. Non vorrei uscire
dall'UE solo per fare in modo che l'Italia (o pezzi di essa, perché no?)
diventi una preda, docile e inoffensiva, degli USA (per fare un
esempio) che la riducano, poi, ad una sorta di propria sotto-colonia.
Non sarebbe un bel progresso rispetto all'attuale condizione (non a caso
denunciata dal sottoscritto per primo nel 2011) di colonia di alcuni
potenti monopoli finanziari internazionali per i cui interessi agisce la
UE. Non sprecherò il mio fiato, insomma, solo per far meritare una
valigia di dollari sottobanco a qualche improbabile rivoluzionario
"anti-europeo".
Da chi vengono le minacce all’indipendenza nazionale?
A ben vedere, del resto, dietro
la "caciara" di certe ugole da salotto tv, non ci sono poi proposte
tanto sconvolgenti: a fare un po' attenzione, si scoprirà che in fondo
non è che bisognerebbe proprio uscire dall'euro o, comunque, si potrebbe
rimanere nella UE, ecc. A parte ciò l'Italia (la sua classe operaia, i
suoi giovani) non sarebbe certo più tutelata dalle devastanti mire
dell'imperialismo, per il solo fatto che ritorni ad essere uno
staterello a sé stante, isolato (o magari, lo ripeto, un insieme di
statarelli ancor più piccoli). Non a caso, generalmente, si tace sul
fatto che la PRIMA minaccia all'indipendenza nazionale, alle sorti dei
lavoratori, dei giovani e del loro futuro, non sono la UE o altro di
simile, ma le CRICCHE NAZIONALI DI CAPITALISTI CHE DOMINANO POLITICA ED
ECONOMIA IN ITALIA ATTUALMENTE. A costoro, in primo luogo, va attribuita
la responsabilità dei danni che riceviamo dall'UE e dall'euro, proprio
come Mussolini fu indicato come principale colpevole dell'invasione
tedesca (anziché considerare quest'ultima una sorta di alibi per lui o
un motivo per trascurare le responsabilità del fascismo).
Capitalisti da “rottamare”
L'unica posizione credibile in
materia, quindi, sarebbe quella che - fondandosi sul suddetto
presupposto – si proponesse la sostituzione delle attuali forze
dirigenti ( i capitalisti, non solo i vari partiti o politicanti che ne
sono i burattini) e la rimozione dei loro interessi (per i quali stanno
svendendo l'Italia all'estero) sostituendoli con quelli dei lavoratori e
del loro futuro, "rottamando" l'attuale direzione politica ed
economica, sostituendola con l'espessione delle classi lavoratrici. In
funzione di ciò, allora, va finalizzata la politica verso l'euro, la UE,
nonché tutte le relazioni internazionali.
Via la Nato, vie le basi Usa
Per il suddetto obiettivo sarebbe
giusto "uscire" da qualsiasi cosa, ma, intanto, potrebbe anche bastare
la sola uscita dalla Nato e la chiusura delle basi USA (non ci sono solo
quelle della Nato) dal nostro territorio. Stranamente, la gran parte
dei "rivoluzionari antieuropei" trascura questi ultimi obiettivi. Una
simile strategia, per essere credibile, dovrebbe essere accompagnata da
un programma per la rinascita del movimento operaio italiano e per
garantirgli vasti consensi tra il popolo e la conquista della direzione
del Paese. Personalmente ritengo che ciò non sia possibile senza
impegnarsi nella ricostituzione del Partito Comunista, ma si tratta di
un punto di vista. Forse sarebbe più utile impegnarsi prima su questi
obiettivi, per realizzare CONCRETAMENTE la possibilità di emanciparsi
dalla condizione di colonia della UE anziché limitarsi a belle parole
d'ordine le quali, se restano solo questo, finiranno per essere fiato
sprecato e lasciare il tempo che trovano. Non mi sembra, però, che la
sinistra italiana sia all'altezza di questi problemi: per la verità non
mi sembra neanche tanto consapevole di aver distrutto il movimento
operaio a causa delle sue scellerate politiche (mi riferisco anche alle
sfere organizzative, della cultura, ecc.).
Roma 10/04/2014